Diritti negati e violenza sulle donne, la battaglia è anche culturale

Esiste un parallelo tra il
«soffitto di vetro» che ancora nega alle donne italiane e
occidentali una piena parità  di genere e la realtà  fatta di
discriminazioni, soprusi e sopraffazione quotidiana che affligge le
donne in altre aree del mondo? È uno degli interrogativi cui ha
cercato di dare una risposta il dibattito organizzato dallo Spi Cgil
del Friuli Venezia Giulia in occasione della Festa regionale di
Liberetà , tenutasi oggi a Tricesimo. Tra i relatori anche Taher
Djafarizad, il dissidente iraniano che nel 2009 fondò a Pordenone
l’associazione Neda Day, intitolata alla studentessa Neda Agha
Soltan, uccisa dal regime iraniano durante una manifestazione di
protesta. «Quello che vige in Iran è un vero e proprio apartheid
che nega i diritti fondamentali al 54% della popolazione». L’obbligo
di coprire i capelli con l’hijab, reintrodotto dalla rivoluzione
islamica del 1979, la responsabilità  penale a partire dai 9 anni,
l’obbligo di autorizzazione del marito per i viaggi all’estero
delle donne sposate, il divieto di assistere a partite negli stadi, i
soprusi e le torture della polizia morale: queste alcune delle
pesantissime limitazioni cui sono sottoposte le donne dal regime
iraniano, causa di battaglie e di rivolte soppresse nel sangue e
pagate a durissimo prezzo, spesso anche con la morte, da attiviste,
studentesse, semplici cittadine. Tra le battaglie portate avanti da
Neda Day anche quella per l’inserimento dei pasdaran, il corpo
paramilitare dei “guardiani della rivoluzione” che vigila sulle
politiche di sicurezza e repressione del regime iraniano, nella lista
Ue delle organizzazioni terroristiche. «Una risoluzione in tal senso
““ ha spiegato Djafarizad ““ è stata votata a gennaio dal
Parlamento di Strasburgo, ma non è stata ancora accolta dal
Consiglio europeo». 
Ma
anche in Europa e in Italia la strada verso una piena affermazione
dei diritti delle donne non è ancora conclusa. A ricordarlo Alice
Boeri, responsabile del centro antiviolenza IoTuNoiVoi Donne Insieme
di Udine. «Una donna su tre, nel mondo, ha subito almeno un episodio
di violenza nel corso della sua vita. E l’80% degli episodi di
violenza verificatisi in Italia nel 2022 avviene all’interno delle
mura domestiche, nella stragrande maggioranza dei casi da parte del
partner o di un altro familiare. Dati che riguardano soltanto la
parte “emersa” della violenza, ma che ci dicono come questa piaga
sia tuttora presente, anche se spesso invisibile». Dietro alla
violenza una realtà  che tuttora resta spesso di discriminazione,
anche occupazionale e sociale: «Un terzo delle donne ospiti dei
centri violenza sono a reddito zero, quindi ostaggio di una
dipendenza anche economica», ha spiegato ancora Boeri, convinta che
la sfida sia prima di tutto culturale: «La stragrande maggioranza
del lavoro da fare è sulla prevenzione, sulla scuola e sul
linguaggio».